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martedì 5 maggio 2015

Italicum: distribuzione diseguale dei seggi e diseguaglianza dei cittadini nel voto.

Dimostrazione pratica:

La Corte costituzionale con la sentenza 1/2014 ha dichiarato incostituzionale il meccanismo della legge Calderoli che attribuiva alla minoranza “vincente” un premio di maggioranza senza soglia minima. 

La Corte non ha contestato di per sé qualsiasi meccanismo che attribuisca un premio di maggioranza, ma ha dichiarato costituzionalmente intollerabile che possa essere attribuito un premio di maggioranza “senza soglia” perchè l'effetto sarebbe quello di produrre una distorsione enorme fra la volontà espressa dagli elettori ed il risultato in seggi, determinando un vulnus al principio stesso della sovranità popolare.

Nessun sistema elettorale è in grado di assicurare una perfetta corrispondenza fra i voti espressi ed i seggi conseguiti da ciascuna forza politica che partecipa all'agone elettorale. Questo però non consente di buttare a mare il principio espresso dall'art. 48 della Costituzione secondo cui il voto è libero ed uguale, diretta conseguenza del principio di eguaglianza e di partecipazione espresso dall'art. 3 Cost. 

La legge Calderoli ha istituzionalizzato la diseguaglianza dei cittadini italiani nel voto, attraverso il meccanismo previsto dall'art. 83 che prevede la formazione di un “quoziente di maggioranza” e di un “quoziente di minoranza”.

Nelle elezioni del 2013 il quoziente di maggioranza è stato di circa 29.000 voti, mentre quello di minoranza è stato superiore a 80.000 voti. Il rapporto fra i due quozienti è di 2,66. Quindi il voto dei cittadini di maggioranza ha pesato 2,66 volte di più del voto dei cittadini di minoranza (secondo lo schema allegato)

L'Italicum non solo non abolisce il meccanismo del premio di maggioranza senza soglia, ma addirittura lo esalta, attribuendo il premio ad una unica lista, anziché alle coalizioni. 
Poichè il sistema politico italiano non è bipolare, né tantomeno bipartitico il meccanismo elettorale congegnato è destinato a produrre naturalmente – soprattutto attraverso il ballottaggio - una fortissima distorsione fra la volontà espressa dal corpo elettorale ed i seggi conseguiti dalle singole forze politiche, istituzionalizzando la diseguaglianza dei cittadini nell'esercizio del diritto di voto.
Una simulazione renderà più chiari gli effetti perversi di questo sistema.


Si prenda una platea i 30 milioni di voti.

Concorrono alle elezioni 5 liste.

La lista n.1, la lista n. 2 e la lista n. 3 prendono il 25 per cento dei voti, pari a 7.500.000 ciascuno (ma la lista n. 3 prende qualche centinaio di voti in meno), mentre le altre liste si dividono il restante 25% (6.000.000 alla lista 4 e 1.500 alla lista 5).

Effettuato il ballottaggio fra la lista n. 1 e la lista n. 2, quale che sia il vincitore, alla lista vincente, con il 25% dei voti vengono assegnati 340 seggi, mentre a tutte le altre liste che hanno raccolto 22.500.000 voti vengono assegnati i rimanenti 277 seggi.

A questo punto il quoziente di maggioranza sarà pari a 22.058 voti, mentre il quoziente di minoranza sarà di 80.395 voti. Il rapporto fra questi due quozienti ci indica che il voto del cittadino di maggioranza vale 3,61 volte quello del cittadino di minoranza.

Distribuzione diseguale dei seggi e diseguaglianza dei cittadini nel voto con l’italicum.


Simulazione.

Si prenda una platea di 30.000.000 di voti.
Concorrono alla distribuzione dei seggi, avendo superato la soglia di sbarramento del 3%, n.5 partiti.
Nessuno dei partiti concorrenti riesce a superare la soglia del 40% per cui si rende necessario il ballottaggio.

  Partito   Voti ricevuti Percentuale Seggi
  Lista n.1     7.500.000         25%   340
  Lista n. 2     7.500.000        25%    93
  Lista n. 3     7.490.000     24,97%    92
  Lista n. 4     4.000.000     13,33%    49
  Lista n. 5     3.510.000      11,7%    43

Quoziente di maggioranza 7.500.000/340 = 22.058 
Quoziente di minoranza 22.500.000/277 = 81.227 
Rapporto fra i 2 quozienti 81.227/22.025 = 3,61

Il voto del cittadino di maggioranza vale 3,61 volte in più del voto del cittadino di ” minoranza”

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