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mercoledì 1 giugno 2022

Ai referendum del 12 giugno votiamo 5 volte NO

 

Il 12 giugno saremo chiamati al voto per 5 referendum abrogativi che riguardano la Giustizia: 5 quesiti molto difficili da capire per chi non conosce perfettamente i meccanismi di funzionamento dei Tribunali. Cerchiamo comunque di evidenziarne brevemente i pericoli.

  1. Particolarmente inaccettabile per i cittadini onesti risulta il quesito 1 che permette ai politici pregiudicati di poter essere eletti e rimanere in carica, mentre oggi la legge Severino per fortuna lo impedisce.

  2. Se fosse approvato il quesito 2, l’abolizione di tutte le misure cautelari nel caso di pericolo di reiterazione dei reati favorirebbe in particolare le illegalità compiute dai “colletti bianchi”. Inoltre saranno abolite misure come l’allontanamento dalla casa familiare (violenza domestica) o il divieto di avvicinamento alla persona offesa (“stalking”): provvedimenti indispensabili per prevenire, ad esempio la violenza sulle donne che è in drammatico aumento.

  3. La separazione delle carriere rischia di legare l’azione del Pubblico Ministero a quella dell’Esecutivo. Altro che separazione dei poteri! Il PM finirebbe sotto il controllo politico del Governo, con una forte limitazione della funzione inquirente (specie nei confronti del potere).

  4. Il quesito 4 chiede che alla valutazione delle pagelle dei magistrati partecipino anche gli avvocati. Un giudice si potrebbe trovare in aula un avvocato che con il suo voto, può influenzare la sua carriera. Addio imparzialità del giudizio.

  5. Infine la cosiddetta “riforma del CSM” renderebbe più caotica l’elezione dei magistrati per l’organo di autogoverno, senza riuscire ad abolire le “correnti”.

Le cinque proposte di abrogazione convergono verso un unico scopo, quello di indebolire il Potere Giudiziario, a scapito del cittadino comune, ma a favore di potenti che intendono infrangere le leggi per difendersi poi, non NEL processo ma DAL processo, provocandone ritardi in attesa che scatti la prescrizione.

Ma il rischio va oltre.

Il buon funzionamento di una Democrazia come la nostra si basa sul bilanciamento fra i Poteri Legislativo, Esecutivo e Giudiziario, ognuno dei quali fa da contrappeso al peso degli altri e ne limita i possibili eccessi.

Negli ultimi anni abbiamo assistito a vari tentativi di alterare questo equilibrio con riforme costituzionali che cercavano di unificare i primi due poteri, sottomettendoli ad una stessa maggioranza politica. Maggioranza fittizia, perché eletta con leggi elettorali a forte premio di maggioranza di cui già due sono state dichiarate incostituzionali dalla Corte, mentre contro la terza abbiamo depositato ricorsi con lo stesso obbiettivo.

Alcune di queste proposte, come le distorsioni della Costituzione proposte da Berlusconi e poi da Renzi, sono state rifiutate dagli elettori. Altre sono passate: la riduzione del numero dei parlamentari, e la riduzione del Senato a una fotocopia della Camera, con le stesse durata, scadenza e corpo elettorale.

L'obbiettivo finale è una "democratura" in cui forze politiche, elette da una minoranza di elettori, abbiano le mani libere, tutto il potere, e la possibilità di perpetuarlo con il controllo dell’informazione e modificando prima di ogni voto la legge elettorale.

Sopratutto per questo chiediamo di votare NO a tutt'e cinque i referendum del 12 giugno.