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martedì 22 settembre 2020

Abbiamo perso una battaglia. La guerra continua...

Abbiamo perso una battaglia, e, oggi lo possiamo dire, abbastanza marginale. La Repubblica Italiana potrà continuare a funzionare bene anche con 600 parlamentari + i senatori a vita. Anzi, nel breve periodo potrebbe anche essere un bene per il nostro Paese: la legislatura corrente oggi è blindata, ben difficilmente i parlamentari di essa - peones in testa - ne provocheranno la fine anticipata, ben sependo che le loro probabilità di rielezione si sono ridotte di un terzo - e per i  peones anche molto di più. E questo permetterà di portare a termine la strategia del Governo di contrasto del CoViD, e permetterà di adottare una buona strategia di spesa dei 209 miliardi del recovery fund.

Ma la guerra continua... Abbiamo sempre denunciato che la riduzione dei parlamentari si inquadra in una strategia di indebolimento del Parlamento che fa parte di un disegno più vasto di ridisegno della nostra Costituzione in senso autoritario. Altre battaglie, e più decisive, seguiranno, e dobbiamo essere pronti a combatterle. Se qualcuno procederà proponendo 

  • un capo dell’esecutivo forte, direttamente scelto dal popolo; 
  • elezione diretta del Presidente della Repubblica, che riunisca in sè le attuali competenze del Presidente del Consiglio e del Presidente della Repubblica;
  • conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato ogni qualvolta la Cassazione dia un’interpretazione della legge contrastante con la volontà del legislatore;
  • introduzione del Vincolo di Mandato con la riforma dell’art. 67 del Costituzione, 

sapremo che sta portando avanti il progetto eversivo di Matteo Salvini che fu già della P2 di Licio Gelli.

E la prima battaglia che ci aspetta è la legge elettorale. Sia chiaro che anche un proporzionale, ma con liste bloccate, permetterebbe alle segreterie dei partiti di decidere in sostanza gli eletti, ponendo il Legislativo sotto il controllo diretto di ristrette oligarchie. E a questo punto anche il vincolo di mandato risulterebbe superfluo: non c'è miglior forma di controllo - per parlamentari che non abbiano principi etici ben saldi - che minacciare la non rielezione.




domenica 6 settembre 2020

Conferenza stampa 5 settembre 2020

Per “tagliare le poltrone” tagliamo la democrazia?


La ragion d’essere di questo Comitato, “difendere la Costituzione", non significa affatto considerarla intoccabile: della Costituzione fa  parte anche l'Art. 138, che detta le norme per la sua revisione.
Significa invece difenderne i suoi principi, fra cui nella II parte la  fondamentale forma repubblicana con suddivisione e  BILANCIAMENTO dei poteri Legislativo, Esecutivo e Giudiziario.

Questi principi sono sotto attacco da anni: le ultime due riforme  bocciate dagli elettori (Berlusconi e Renzi), ma anche le proposte di Repubblica presidenziale, le leggi elettorali incostituzionali (TUTTE, dal Porcellum in poi) e la scellerata richiesta di "pieni poteri"  andavano tutte nella direzione di indebolire il Legislativo aumentando i poteri dell'Esecutivo.

"Quando si vuole diminuire l’importanza di un organo rappresentativo s’incomincia sempre col limitarne il numero dei  componenti"  [Umberto Terracini, Assemblea costituente, 18 settembre 1946].

Anche l'attuale proposta di riduzione del numero dei parlamentari, che attuerebbe tale e quale quella contenuta nel programma elettorale della Lega alle Politiche del 2018 (mentre era assente in quello dei 5 stelle che ne hanno fatto una bandiera) va nella stessa direzione.

Per questo, per la terza volta in un referendum, diciamo
NO.