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Lidia Menapace, 92 anni, già partigiana, femminista, pacifista, docente universitaria, scrittrice, Senatrice, che il 10 dicembre dell'anno scorso aveva aperto con noi la campagna referendaria ( Locandina, foto ),
è stata l'anima di un incontro che abbiamo organizzato ieri, 22 settembre, nell'aula grande del centro universitario Niccolò Cusano,
per chiedere a tutti i nostri aderenti e simpatizzanti un aiuto fattivo nell'attività che riteniamo nostro dovere civile, da oggi al giorno del referendum sulla riforma della Costituzione: esporre agli elettori, con banchetti, manifesti, volantini, minicomizi volanti ed ogni altro mezzo che ci verrà in mente, le ragioni del NO a una riforma-truffa.
Hanno partecipato un'ottantina di persone (posti a sedere esauriti) di tutte le età: anche giovani non disposti a rottamare il passato, la memoria storica e l'esperienza vissuta.
Lidia le ha trascinate con una lezione magistrale di quasi un'ora, in cui ha analizzato lucidamente la situazione economico/politica - mondiale, e in particolare italiana - risalendo alla filosofia del tornaconto personale, il "particulare", di Guicciardini, che oggi rivive in una recrudescenza dell'attenzione ai soli propri orticelli, del "Franza o Spagna purché se magna"; filosofia che è stata superata in Italia da due soli (o poco più) movimenti di popolo: i Garibaldini e la Resistenza.
Nella Resistenza persone di orientamento politico diverso - Cattolici, Comunisti e Socialisti, Laici Liberali, e persino Monarchici - hanno combattuto insieme per un obbiettivo comune, la Liberazione.
Alla Resistenza, ha tenuto a precisare, non hanno partecipato eroi temerari, ma persone normali, che vedevano i rischi, li temevano e cercavano di sopravvivere facendo Resistenza come parte della vita quotidiana: mettendo ad esempio insieme, nel cestino della bicicletta, materiale di propaganda, un pollo da portare a casa - bisognava pur mangiare - e le ponderose Tuscolane di Cicerone, il cui studio avrebbe giustificato l'ora tarda ai posti di blocco che bisognava affrontare - perché voltarsi e fuggire avrebbe fruttato una pallottola nella schiena.
Questi rischi erano ben presenti anche alle donne che dopo l'8 settembre accolsero, rivestirono con abiti borghesi e nascosero i soldati in fuga - non si può parlare di semplice "maternage", ma di accettazione di un pericolo mortale. Di ripudio della guerra, come fecero le famiglie contadine russe che salvarono tanti soldati italiani - nemici! - dalla morte per gelo e fame. I popoli ripudiano sempre la guerra perché sanno che saranno sempre fra gli sconfitti, e questa volontà si ritrova nell'articolo 11 della nostra Costituzione, che fu scritto accettando un'imposizione dei vincitori - le Costituzioni dei Paesi sconfitti avrebbero dovuto includere un impegno alla pace non punitiva - ma portandola oltre, a un vero, volontario ripudio. Non sempre, purtroppo, rispettato.
Per analizzare la situazione di oggi non bisogna fermarsi all'apparenza. Perché sta succedendo? Perché un Governo (Calamandrei voleva che il Governo stesse fuori dall'aula mentre la Costituente discuteva) si permette di fare scempio della Costituzione? Evidentemente avverte che la vigilanza democratica è diminuita. Oggi non viviamo una delle tante vicende politiche: è in gioco la sovranità popolare stabilita dall'articolo 1, che non prevede deleghe.
Occorre far capire anche a chi ha rinunciato alla vita democratica, non partecipando neppure più al voto, per disinteresse o sfiducia in tutti i candidati, che quando al mattino ci si guarda allo specchio dovremmo, tutti, non vergognarci di non aver tenuto pulita la Costituzione come facciamo per la nostra faccia.
Renato Kneipp, che ha introdotto la riunione a nome della CGIL, ha auspicato, dopo la recente adesione della CGIL nazionale al Comitato, un maggior impegno anche delle altre Organizzazioni aderenti, e un atteggiamento di maggior attenzione da parte della stampa e dei media.
Chi è intervenuto nel dibattito ha insistito sulla necessità di esporre le nostre ragioni stando insieme al popolo nei luoghi frequentati dal popolo, vie, piazze, mercati, parlando il linguaggio della vicina delle porta accanto, cercando di convincere non della bontà delle nostre -diverse!- idee politiche, ma del fatto che stiamo assistendo ad un abuso che va fermato. E lo faremo insieme ridendo, con allegria, pensando ad un futuro colorato - non di un solo colore.
Il nostro primo materiale propagandistico è una busta colorata contenente un dischetto di torba, semi di basilico, e le istruzioni per ottenere una piantina sempreverde come la nostra Costituzione, che abbiamo distribuito in anteprima ai convenuti.
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