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giovedì 15 dicembre 2016

Nessun "rompete le righe"

Comunicato

Comitato per il No nel referendum costituzionale



Comitato contro l'Italicum




I Comitati direttivi dei Comitati per il No nel referendum costituzionale e contro l'Italicum riuniti congiuntamente il 14 dicembre a Roma hanno espresso un forte ringraziamento alle elettrici e agli elettori che con la loro partecipazione straordinaria, al di sopra di ogni previsione, hanno consentito una vittoria del No, contro le deformazioni della Costituzione del governo Renzi.

Lo straordinario risultato nel referendum del 4 dicembre non solo ha bocciato la deformazione della Costituzione proposta dalla Renzi-Boschi ma ha reso inservibile la legge elettorale ipermaggioritaria per la Camera (Italicum), che per di più è in attesa del giudizio della Corte dopo le istanze degli avvocati del nostro Comitato che ne hanno denunciato l'incostituzionalità in punti fondamentali.


L'affluenza al voto del 4 dicembre è un fatto politico di grande forza che inverte la tendenza all'astensione e che conferma che elettrici ed elettori hanno ben compreso la posta in gioco e hanno deciso di partecipare al voto bocciando le modifiche costituzionali del governo. Ha votato il 70% degli aventi diritto, in controtendenza con le recenti consultazioni, confermando che gli elettori quando sanno di poter contribuire a decidere partecipano e votano.  


Per di più questo conferma che la Costituzione non è affatto lontana dall'attenzione dei cittadini, che invece si sono dimostrati ben consapevoli della sua importanza a garanzia della convivenza civile nel nostro paese, della qualità della nostra democrazia, dell'attuazione effettiva di diritti fondamentali (lavoro, salute, istruzione, ecc.) in essa ben descritti e per la cui attuazione occorrono assetti istituzionali e modalità decisionali coerenti con gli obiettivi.


Chi pensava che aumentando il numero dei votanti avrebbe vinto il Si ha sbagliato i suoi conti. Gli elettori hanno votato in tanti per bocciare a stragrande maggioranza la deformazione della Costituzione voluta dalla Renzi- Boschi, smentendo questa predizione, che in sostanza giudicava gli elettori immaturi. Il movimento referendario ha sempre chiesto agli elettori di andare a votare, ritenendo che il voto sia anzitutto una prova di maturità e di democrazia e ha sempre avuto fiducia negli elettori, nella convinzione che convincere astenuti ed indecisi a votare è in sé un contributo importante alla partecipazione democratica. Questo i Comitati referendari lo rivendicano con orgoglio.

 
Il voto non lascia dubbi, il No ha stravinto. Dal 4 dicembre scorso chiunque proporrà modifiche della Costituzione dovrà prestare grande attenzione alla loro coerenza con lo spirito e l'impianto della nostra Carta fondamentale, che non può e non deve essere stravolta nei principi fondamentali. Inoltre in futuro dovranno essere sottoposte agli elettori solo proposte chiare, mettendoli in grado di scegliere, senza i confusi imbrogli contenuti nella deformazione Renzi- Boschi. 


Ora occorre continuare non solo con la vigilanza sul rispetto dell'esito del voto, ma anche un impegno a sostegno delle iniziative referendarie promosse sul lavoro. Rivendichiamo il diritto di Comitati come il nostro, che sono rappresentanti dei cittadini e da essi partecipati (oggi sono circa 750 i nostri comitati territoriali) di essere ascoltati e messi in condizione di fare circolare le loro opinioni. 


I direttivi proporranno alla prossima assemblea nazionale dei comitati locali che si svolgerà il 21 gennaio a Roma di mantenere attivo e vitale il movimento che si è creato durante la campagna referendaria come insieme di cittadini che vogliono fare sentire la loro voce e pesare nelle scelte. 

 
Cittadini protagonisti, senza alcuna tentazione di trasformarsi in partito, che hanno l’obiettivo di fare crescere la partecipazione, di contrastare il tentativo di ridurre gli spazi di democrazia di cui lo stravolgimento della Costituzione era un tentativo per fortuna respinto dalla vittoria del No. 

E' tuttora in atto un tentativo mediatico strumentale, presente durante tutta la campagna elettorale, di ignorare i Comitati di cittadini, di schiacciare il No sui partiti, perfino quando la loro presenza è stata irrilevante o tardiva nella campagna referendaria. E' una lettura del referendum e della vittoria del No sbagliata e spesso strumentale che vuole nascondere il ruolo dei cittadini protagonisti del risultato, che ignora il grande ruolo non solo dei Comitati ma anche dell'Anpi, dei sindacati confederali e di base e di altre importanti associazioni e dei giovani delle donne e dei cittadini del Mezzogiorno. Questa lettura ha l’obiettivo di oscurare le rappresentanze dei cittadini come del resto è già stato fatto per mesi, con una vera e propria discriminazione, in assenza di una reazione vera dell'Agcom.


Per questo faremo sentire in tutti i modi possibili la nostra opinione sul futuro della legge elettorale, che deve essere una svolta di sostanza rispetto non solo al Porcellum ma anche all'Italicum che ne è l'erede. 


L’Italicum è una legge elettorale di cui i Comitati referendari hanno promosso l'abolizione e l'incostituzionalità. La nuova legge elettorale deve avere questi capisaldi: rispetto dei principi fondamentali della Costituzione, scelta degli eletti da parte degli elettori, rappresentanza proporzionale perchè il voto dei cittadini deve avere lo stesso peso. Al fine di elaborare una proposta dei Comitati referendari per la legge elettorale, comprendente modifiche al voto degli italiani all'estero e garanzie per una vera parità di accesso all'informazione, i direttivi hanno costituito un gruppo di lavoro. 

Una legge elettorale coerente per Camera e Senato deve essere approvata rapidamente dal parlamento, che si deve assumere la responsabilità politica di consentire alle italiane e agli italiani di andare a votare appena possibile, per dare vita ad una rappresentanza parlamentare rinnovata e credibile. 


I direttivi ritengono necessario inoltre che avvalendosi delle competenze di tanti autorevoli costituzionalisti, magistrati, giuristi, cittadini si svolga con i tempi necessari una iniziativa di merito per l'attuazione della Costituzione e per identificare le singole modifiche necessarie a partire dall'articolo 81, la cui versione attuale è inaccettabile.


L'attività dei Comitati che si sono mobilitati per il referendum nei territori e nazionalmente proseguirà, accogliendo la richiesta corale che viene dai territori. 


Quindi non ci sarà nessun rompete le righe dei nostri Comitati nazionali e territoriali ma il proseguimento vigile, attento e combattivo dell'iniziativa nei prossimi mesi, per questo è convocata il 21 gennaio 2017 a Roma dalle 10 alle 17 l'assemblea nazionale.

Alfiero Grandi e Domenico Gallo

15/12/2016

venerdì 9 dicembre 2016

Il Comitato: cos'è, cos'ha fatto, cosa farà






Il Comitato a difesa della Costituzione di Trieste è composto da, e aperto a, cittadine e cittadini politicamente attivi - singolarmente o come esponenti di Organizzazioni politiche e sociali - di orientamenti politici e culturali anche molto diversi, che hanno in comune il riconoscersi nei valori della Repubblica Italiana codificati nella Costituzione antifascista del 22 dicembre 1947.

Il Comitato opera per la piena attuazione della Costituzione, e quando necessario per ostacolare tentativi di stravolgela.

Il Comitato non considera immodificabile la Costituzione oggi in vigore, ma ritiene che le eventuali modifiche debbano essere condivise da una larghissima maggioranza dei cittadini o di loro delegati pienamente rappresentativi, e non contraddire i principi fondamentali enunciati nella prima parte.


Il Comitato si è costituito nel 2013 per contrastare il tentativo (fallito) di derogare all'Articolo 138 sulle modifiche alla Costituzione, ed ha assunto la sua forma attuale di Comitato Locale del "Coordinamento Nazionale Democrazia Costituzionale" nel dicembre 2015, stringendosi attorno agli ex partigiani ancora in vita e alla loro associazione, l'ANPI, aperta anche a chi, più giovane, si impegna concretamente a contribuire in qualità di antifascista alla realizzazione e alla continuità nel tempo dei loro scopi: in particolare, "concorrere alla piena attuazione, nelle leggi e nel costume, della Costituzione Italiana", e "impedire il ritorno di qualsiasi forma di tirannia e di assolutismo".

Negli ultimi 12 mesi, il Comitato si è attivato per combattere:

 - il tentativo di far approvare modifiche alla Costituzione che, oltre ad essere stravolgenti per il diritto dei cittadini di votare le loro Camere, e squilibrate a favore del Potere Esecutivo, sarebbero stata pericolose per la Democrazia;

 - la legge elettorale - chiaramente incostituzionale - "Italicum", che assieme alle modifiche costituzionali avrebbe concretizzato il pericolo di involuzione antidemocratica.

Per questo, con oltre 600 Comitati confratelli sparsi in tutta Italia, ha organizzato manifestazioni, esposizione di manifesti e striscioni, distribuzione di volantini, raccolta di firme, discussioni nelle piazze e nelle piazze telematiche, conferenze, dibattiti pubblici fra sostenitori del sì e del no; per esporre pacatamente, in modo rigoroso e comprensibile, i valori costituzionali, e i rischi insiti nella riforma e nella legge elettorale, a tutti i Cittadini, con particolare attenzione alle fasce più giovani, che abbiamo trovato interessate e attente.

Il tentativo di snaturare la nostra Costituzione è stato sventato dal travolgente voto popolare del 4 dicembre 2016.

Ma il Comitato ritiene che, nonostante la batosta, chi vi ha interesse ritenterà ancora in futuro, in altre forme ed in momenti più favorevoli.

Resta inoltre il bisogno di una legge elettorale rispettosa dei principi fondamentali della Costituzione: scelta degli eletti da parte degli elettori, voto uguale per tutti i cittadini e quindi senza premi di maggioranza tali da contraddire il principio di parità.

Restano anche irrisolti, dimenticati nella foga referendaria del Governo, tanti problemi del Paese che hanno bisogno di soluzioni che realizzino, anziché lasciare disattesi, i principi enunciati nella Carta costituzionale.

Il Comitato per questo prosegue senza abbassare la guardia la sua attività, nelle nuove condizioni create dal risultato del voto.

Ci incontriamo ogni giovedì, fra le 18 e le 20, nella sede di Trieste dell'ANPI, Largo Barriera 15.




lunedì 5 dicembre 2016

Ancora una volta ha vinto la Costituzione



Correva l'anno 2006:
 



Oggi, 5 dicembre 2016:

Ancora una volta ha vinto la Costituzione, contro l’arroganza, la prepotenza, la mancanza di rispetto per la sovranità popolare e i diritti dei cittadini. Hanno usato tutti gli strumenti possibili, il denaro, la stampa, i poteri forti, gli stranieri; sono ricorsi al dileggio e alla diffamazione degli avversari, ma il popolo italiano non si è lasciato convincere e ha dato una dimostrazione grandiosa di maturità. Noi che abbiamo fatto una campagna referendaria rigorosa, sul merito, con l’informazione e il ragionamento, siamo felici e orgogliosi di questo successo. Ora finalmente si potrà pensare di attuare la Costituzione nei suoi principi e nei suoi valori fondamentali, per eliminare le disuguaglianze sociali, privilegiare lavoro e dignità della persona, per riportare la serietà, l’onestà e la correttezza nella politica e nel privato. Alle sorti del Governo provvederà il Presidente della Repubblica e noi ci rimettiamo alla sua saggezza. La cosa importante è che riprenda il confronto politico e democratico e che prevalga su ogni altra cosa la partecipazione dei cittadini. Questa è una vittoria anche dell'ANPI, ma soprattutto della democrazia e ripeto, con forza, della Costituzione. Mi auguro, inoltre, che si realizzi finalmente quella rigenerazione della politica, in senso politico ed etico, che è un'esigenza imprescindibile e indifferibile, per il rilancio del Paese e delle sue istituzioni, sulla base di un consenso diffuso e consapevole. Sarà un nuovo “patriottismo costituzionale “, di cui l'ANPI si farà promotrice e garante, a determinare le condizioni per il consolidamento e lo sviluppo del nostro sistema democratico.

Carlo Smuraglia 

Presidente Nazionale ANPI

lunedì 28 novembre 2016

MEDICI E OPERATORI SANITARI: APPELLO PER IL NO




SINTESI:

Ci sono sufficienti ragioni, sia come semplici cittadini che come operatori sanitari, per dire NO a questa proposta di stravolgimento della costituzione e per invitare a votare NO al prossimo referendum sulla proposta Renzi-Boschi.

Il documento con le firme è scaricabile da QUI in pdf


MEDICI E OPERATORI SANITARI: APPELLO PER IL NO

Come cittadini pensiamo che la riforma costituzionale Renzi-Boschi porterà alla riduzione della democrazia rappresentativa e diretta, al rafforzamento dell’esecutivo e del centralismo decisionale del governo, oltre che alla rottura dell’equilibrio tra i vari poteri dello Stato. Il ridimensionamento del Senato avrà come unico risultato la non eleggibilità dei senatori, che verranno nominati non si sa come. Tra l’altro non avremo senatori dai residenti all’estero, forse nemmeno dalle regioni a statuto speciale (gli attuali statuti non lo consentono), quasi sicuramente nessuno della minoranza slovena. E’ stato ormai dimostrato che lo sbandierato risparmio economico sarà irrilevante. La presunta lentezza dell’approvazione delle leggi non è supportata da dati convincenti (ricordiamo che la legge Fornero sulle pensioni è stata approvata in soli 19 giorni con il bicameralismo perfetto), mentre invece l’iter legislativo troverà reali rallentamenti dalla complicata riformulazione dell’articolo 70. Gli esempi potrebbero continuare. Le ragioni per dire NO sono numerose e motivate.



Come operatori della salute siamo preoccupati per il progressivo smantellamento dello stato sociale e in particolare per il sottofinanziamento della sanità pubblica. A favore della proposta Renzi-Boschi è stato detto che la frammentazione della sanità su base regionale, dovuta alla riforma del titolo V, verrà risolta. In realtà la modifica dell’art 117 affida alla potestà legislativa esclusiva dello Stato le disposizioni generali per la tutela della salute, per le politiche sociali e per la sicurezza alimentare, mentre alle Regioni spetteranno la potestà legislativa in materia di programmazione e organizzazione dei servizi sanitari e sociali. In buona sostanza le differenze regionali rimarranno. Le Regioni resteranno dei grandi centri di spesa, con le loro burocrazie e i loro costosi contenitori, ma verranno svuotate di contenuti. Nel contempo la centralizzazione delle materie di competenza concorrente aumenterà il livello burocratico statale.



Ben lungi dal risolvere la frammentazione legislativa locale, questa riforma esproprierà completamente le Regioni dei loro poteri. Finora le Regioni hanno avuto un ruolo dialettico nella negoziazione del fondo sanitario nazionale. Ma se ad esempio il Governo, per il vincolo costituzionale del pareggio di bilancio (sciaguratamente già in vigore) o per scelta politica (aumentare la privatizzazione dei servizi), volesse tagliare 2 o 3 miliardi dal fondo sanitari, con la riforma Renzi-Boschi le Regioni non potrebbero più opporsi nè negoziare una scelta diversa. Nemmeno il Senato dei nominati, fittizia “Camera delle Regioni” avrà la facoltà di discutere il bilancio dello Stato: i consiglieri regionali, elevati a rango di parlamentari del “Senato delle autonomie”, non avranno poteri sulle questioni locali (ma paradossalmente potranno occuparsi di politica comunitaria!). 


Infine. La salute non è la semplice assenza di malattia, ma uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale (OMS 1984), che si può realizzare solo in presenza del rispetto dei diritti fondamentali della persona: il diritto alla salute, ad un ambiente rispettoso degli equilibri naturali, all’abitazione, al lavoro, all’autodeterminazione territoriale. Purtroppo la supremazia decisionale del Governo sottrarrà alle Regioni competenze locali come il controllo del territorio e la partecipazione alle scelte ambientali: la produzione e la distribuzione dell’energia (ad esempio il rigassificatore a Trieste); l’individuazione dei siti per il deposito di sostanze inquinanti o di scorie nucleari; le grandi opere di modifica del territorio. Tutte attività che incidono profondamente sulla salubrità dell’ambiente e sulle condizioni di vita e di salute delle popolazioni locali.

Ci sono quindi sufficienti ragioni, sia come semplici cittadini che come operatori sanitari, per dire NO a questa proposta di stravolgimento della costituzione e per invitare a votare NO al prossimo referendum sulla proposta Renzi-Boschi.


venerdì 25 novembre 2016

26 Novembre - Democratici per il NO al S. Marco


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26 Novembre - Volantinaggio Musicale per il NO al referendum costituzionale



Domani, 26 Novembre, volantinaggio per il NO lungo le vie della Zona Pedonale di Trieste, accompagnati da un complesso musicale di fiati (Musiche di Goran Bregović e altri).

I nostri volontari in giubbino giallo con scritta "io voto NO - chiedimi perché" saranno accompagnati  da volontari di Possibile e Sinistra Italiana e CGIL in giubino rosso.

Ritrovo alle 10:30 in piazza Goldoni

Ore 11 partenza e percorso "pedonale" (Via Gallina, Via Torri, Ponterosso, Ponte Curto, piazza Borsa) con soste in Ponterosso e Ponte Curto e volantinaggio nel Mercatino di Natale.

All'arrivo, alle 12:30,  troveremo una manifestazione di Lavoratori precoci, le biciclette del M5S, banchetti della CGIL - tutti insieme per la chiusura bandistica.

Tutti sono invitati a intervenire portando vestiti a colori vivaci e bandiere arcobaleno della Pace.

giovedì 24 novembre 2016

29 novembre, ore 17-19 Università di Trieste

Referendum costituzionale. Cosa cambia?

Le ragioni del NO

Assemblea pubblica organizzata dalla FLC-CGIL
 




 Vogliamo parlare lontani dal tifo e dalla denigrazione dell’avversario, perché la rissa non aiuta a capire e fare le proprie scelte a ragion veduta.


La CGIL ritiene necessario illustrare nel merito i motivi del proprio parere negativo a questa legge di riforma.


Ne parliamo con gli avvocati Giovanni Ventura e Fulvio Vida (Firmatari della lettera degli avvocati del foro triestino contrari alla riforma).




29 novembre, ore 17-19
Università di Trieste
Aula A - Sede Centrale,

piazzale Europa 1, piano terra


 Il dibattito è aperto a tutti gli interessati

ANPI con Folena, 28 Novembre, via Fabio Severo 14/A

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mercoledì 23 novembre 2016

26 NOVEMBRE ORE 12.00 CASA DEL POPOLO PONZIANA


“anche le idee sono contente quando gli esseri umani si incontrano”




                                         

SABATO 26 NOVEMBRE ORE 12.00

CASA DEL POPOLO VIA PONZIANA 14 – 1° PIANO


ragionamenti su


 IL REFERENDUM COSTITUZIONALE



interverranno 

GIANGIACOMO BIADENE e GIUSEPPE MEINERI 
(Libertà e Giustizia)

 in collaborazione con

ASSOCIAZIONE “TINA MODOTTI” – TRIESTE

COMITATO A DIFESA DELLA COSTITUZIONE – TRIESTE

Dalle ore 09.30 alle ore 11.30
volantinaggio in Campo San Giacomo


25 novembre 2016, Muggia - sala Millo

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martedì 15 novembre 2016

appello degli ambientalisti FVG per il NO al referendum del 4 dicembre

L'appello, con i primi firmatari, è scaricabile da QUI


Si invitano i cittadini, oltre che i mezzi d’informazione, a partecipare alla conferenza stampa che si terrà giovedì 17 novembre 2016, alle ore 11.30 presso il Caffè S. Marco di Trieste (via C. Battisti 18) sul tema:

Il 4 dicembre un NO per l’ambiente”

Sarà illustrato l’appello per il NO al referendum confermativo del 4 dicembre, sottoscritto da alcune decine di ambientalisti del Friuli Venezia Giulia.
L’appello riguarda in particolare le modifiche alla Costituzione (art. 117) che riguardano le competenze dello Stato e delle Regioni in materie di rilevante interesse ambientale.

Per i promotori dell’appello:
Dario Predonzan
Elia Mioni 

Il testo dell'appello:

Ambientalisti per il NO al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016


La riforma costituzionale, sulla quale i cittadini italiani saranno chiamati a pronunciarsi nel referendum confermativo del 4 dicembre, presenta alcuni aspetti molto preoccupanti anche per quanto concerne la tutela dell’ambiente, nel rapporto tra lo Stato e le autonomie locali.

In particolare, la nuova formulazione dell’art. 117 della Costituzione attribuisce alla competenza legislativa esclusiva dello Stato, tra le altre materie: 

  • la “valorizzazione” dei beni paesaggistici
  • le disposizioni generali e comuni sul governo del territorio
  • la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionali dell’energia 
  • le infrastrutture strategiche e le grandi reti di trasporto e di navigazione d’interesse nazionale 
  • i porti e gli aeroporti civili, di interesse nazionale e internazionale
Si tratta di materie che in precedenza erano attribuite alla competenza “concorrente”, vale a dire la potestà legislativa spettava alle Regioni, mentre allo Stato era riservata la determinazione dei soli principi fondamentali.

E’ perciò evidente che, in virtù del nuovo art. 117, spetterà allo Stato ogni decisione in merito ad infrastrutture quali: elettrodotti ad alta tensione, metanodotti ed impianti di rigassificazione del GNL, autostrade, nuove linee ferroviarie.

Pertanto, mentre ad esempio la decisione finale sulla costruzione o meno del proposto rigassificatore di GNL, proposto a Trieste-Zaule da GasNatural, richiedeva prima l’obbligatoria intesa tra il Ministero competente e la Regione, ora dall’intesa si potrà prescindere ed il Governo potrà decidere in totale autonomia. Analogamente per il progetto del rigassificatore proposto da SmartGas a Monfalcone.
Idem per quanto concerne le decisioni finali sui progetti di altre infrastrutture, quali la linea TAV Venezia-Trieste, l’elettrodotto Somplago-Würmlach, l’elettrodotto Udine-Ronchi sud.

Non occorre spendere troppe parole per ricordare quanto si siano dimostrati disponibili, nei confronti dei proponenti di tali progetti, gli organi statali coinvolti (dal Ministero dell’ambiente a quello dello Sviluppo economico). Al punto da forzare – o consentire che venissero forzate – in funzione di un esito favorevole, anche le procedure di valutazione ambientale prescritte per legge.

Lungi dal ritenere che la Regione Friuli Venezia Giulia sia esente da responsabilità ed errori nella gestione delle valutazioni sui progetti in questione, va detto però che almeno nel caso del rigassificatore proposto da GasNatural la contrarietà ripetutamente dichiarata dalla Presidente della Regione (pur in assenza di atti ufficiali) ha finora bloccato l’iter autorizzativo del progetto, scandalosamente approvato sotto il profilo ambientale dal Ministero dell’ambiente.

In caso di vittoria dei SI il 4 dicembre, l’”arma” dell’intesa mancata non potrebbe invece più essere utilizzata dalla Regione. Analoga la situazione per quanto concerne i progetti degli elettrodotti ad alta tensione e quello della linea TAV Venezia-Trieste.

Non solo: su proposta del Governo le leggi statali – nella nuova formulazione dell’art. 117 – potranno “invadere” anche materie nelle quali la potestà legislativa spetta alle Regioni, vale a dire:

  •  la pianificazione del territorio regionale
  •  la mobilità all’interno di questo territorio
  •  la dotazione infrastrutturale
  •  la promozione dei beni ambientali, culturali e paesaggistici
Ciò potrà avvenire “quando lo richieda la tutela dell’unità giuridica o economica della Repubblica, ovvero la tutela dell’interesse generale”. Formula generica come poche …

Anche opere ed interventi di minore entità (ma non necessariamente di minore impatto sull’ambiente), pertanto, potranno – ad imperscrutabile giudizio del Governo – essere avocati alla competenza statale. Di uno Stato, va ribadito, che si è distinto soprattutto per i tanti cedimenti verso gli interessi delle grandi aziende pubbliche e semipubbliche (RFI, SNAM, ENEL) e per quelli delle multinazionali (GasNatural, tra le altre), a scapito dell’ambiente e prescindendo anche da elementari considerazioni sulla sostenibilità economica di molte “grandi opere”.

Il panorama della legislazione e della pianificazione, in materia di ambiente e territorio, da parte delle Regioni, presenta certo diverse ombre, ma anche molti casi di eccellenza. 
Di certo però, lo Stato ed i Governi succedutisi nei decenni non hanno dato prova di maggiore sensibilità ed attenzione. Basti qui ricordare che sono occorsi due referendum popolari, per evitare che l’Italia proseguisse nella costruzione di centrali nucleari. 

Il mantenimento di un ruolo e di competenze legislative e pianificatorie, in queste materie, a livello regionale (anche migliorando la formulazione attuale dell’art. 117 Cost.) rappresenta quindi un indispensabile contrappeso istituzionale, a tutela degli interessi dei cittadini e dell’ambiente, rispetto allo strapotere – troppe volte subito – dei grandi interessi economici organizzati.

Per le sopraelencate ragioni, i firmatari del presente appello – impegnati da molti anni nelle iniziative ambientaliste in Friuli Venezia Giulia – invitano chi ha a cuore la tutela dell’ambiente a votare NO il 4 dicembre. 

sabato 12 novembre 2016

Venerdì 18 novembre ore 18: incontro/scontro Casson-Codega

Locandina in pdf disponibile QUI

 

Le ragioni del NO
le ragioni del SI


Venerdì 18 novembre
ore 18
presso il Circolo della Stampa di Trieste
Corso Italia, 13 -Ts

incontro dibattito tra

Felice Casson 
vice presidente commissione Giustizia del Senato
Franco Codega
consigliere regionale del FVG

modera 
Pierluigi Sabatti
presidente del Circolo della Stampa


Circolo della Stampa
di Trieste
Corso Italia 13 – 34122 - Trieste
tel. 040/370371 – fax 040/370378
Comitato per la Difesa della Costituzione
c/o ANPI, largo Barriera Vecchia 15 – Trieste

domenica 30 ottobre 2016

Servola, 4 novembre 2016 ore 18.00

GIU’ LE MANI DALLA COSTITUZIONE
PERCHE’ VOTARE NO AL REFERENDUM

Venerdì 4 novembre 2016 alle ore 18.00
Casa del Popolo “Zora Perello” Via dei Soncini 191 - Servola

(click sulle immagini per ingrandirle)



giovedì 27 ottobre 2016

Camera Civile - incontro sul tema REFERENDUM COSTITUZIONALE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo
(click sull'immagine per ingrandire)


CAMERA CIVILE DI TRIESTE



La Camera Civile di Trieste con il patrocinio della Camera Penale di Trieste organizza per il giorno

Venerdì 28 ottobre 2016 alle ore 15.00

presso la Sala “Beethoven”, Via Coroneo, 15
l’incontro sul tema 

"REFERENDUM COSTITUZIONALE “
Perché SI       Perché NO

Relatori:
Prof. Andrea AMBROSI

Docente di diritto costituzionale regionale presso la Scuola di Giurisprudenza dell'Università di Padova.

Avv. Fulvio VIDA
Promotore del “Manifesto per il No! “

Avv. Piero FORNASARO de MANZINI
Relatore per la tesi del “SI”
 

Moderatore:

Avv. Mario REINER


Evento accreditato dall’Ordine degli Avvocati di Trieste con n.3 crediti formativi.

La Presidente

Avv. Anna Fast Molinari 

mercoledì 26 ottobre 2016

Giovane disillusa o disilluso dalla politica?

Questa volta non puoi chiamarti fuori: ti stanno rifilando una riforma truffa.



Non ogni cambiamento va verso il meglio, e questo è PERICOLOSO. Anche per te e per il tuo futuro. 





martedì 18 ottobre 2016

Venerdì 21 ottobre 2016 alle ore 18.00 Casa del Popolo “Palmiro Togliatti” Borgo San Sergio - Via Di Peco 7

LA RIFORMA COSTITUZIONALE
LE RAGIONI DEL NO AL REFERENDUM

  • Fabio Vallon, presidente provinciale dell’ANPI VZPI
  • Gianluca Teat, avvocato del Foro di Trieste firmatario del manifesto AVVOCATI E REFERENDUM COSTITUZIONALE
  • Stojan Spetič, coordinatore regionale del PCI
  • Peter Behrens, segretario provinciale di Rifondazione Comunista

Tutti gli interessati sono invitati a partecipare.
Alla fine cena di sottoscrizione all’ANPI-VZPI ad offerta libera.

Volantini (in italiano e in sloveno) scaricabili QUI


mercoledì 12 ottobre 2016

Conferenza stampa degli avvocati firmatari di un "Manifesto per il NO".

Settanta avvocati del Foro di Trieste hanno inteso redigere e firmare un "Manifesto" nel quale si spiegano, alla disorientata opinione pubblica, le ragioni per cui hanno deciso di votare "NO" al prossimo referendum costituzionale. Abbiamo dato ampio risalto all'iniziativa e pubblicato il Manifesto nel nostro sito Web, nella pagina Avvocati del Foro di Trieste: le ragioni tecnico-giuridiche del loro NO alla riforma Costituzionale.


L'iniziativa ha suscitato l'interesse della stampa nazionale e di numerosi avvocati di altri Fori, che si sono fatti promotori di analoghe iniziative nei loro circondari e distretti. 



Per contro, i "70" stanno attivandosi a livello cittadino con altre iniziative pubbliche, per contribuire ulteriormente a far chiarezza su una tematica di grandissima rilevanza sociale, qual è la c.d. legge Boschi. Per per questo hanno promosso per il giorno venerdì 14 ottobre p.v., alle ore 11:00 una conferenza stampa presso il "Caffè San Marco", dove gli Avvocati Mirta Samengo e Fulvio Vida illustreranno il contenuto del "Manifesto" e le ulteriori iniziative da parte dei "70". 

A tale conferenza stampa lo scrivente Comitato a difesa della Costituzione è stato gentilmente invitato a portare un suo contributo, e lo faremo con la nostra Responsabile, Geni Sardo, e il nostro Presidente, Prof. Mauro Barberis, Ordinario di Filosofia del Diritto presso l'Università di Trieste. 

mercoledì 28 settembre 2016

Liberali, repubblicani e socialisti uniti nella campagna referendaria per il NO alle modifiche della Costituzione.

I tre Comitati del NO, liberali, repubblicani e socialisti hanno verificato la identità delle loro posizioni in merito alla riforma della Costituzione approvata dal Parlamento e sottoposta al giudizio referendario dei cittadini italiani.
 
 
 
 
Liberali, repubblicani e socialisti convengono sulla comune valutazione che un Parlamento eletto con una legge elettorale dichiarata incostituzionale dalla Suprema Corte non era e non è legittimato a procedere a qualsiasi modifica, sia pur minima, della Carta Costituzionale. Ci troviamo, peraltro, di fronte non ad una semplice revisione delle norme, come prescrive l’art. 138, bensì di fronte ad un complessivo stravolgimento dell’impianto costituzionale, che poteva essere demandato soltanto ad una Assemblea Costituente.
 
Premessa questa ineludibile considerazione di illegittimità del testo sottoposto a quesito referendario, liberali, repubblicani e socialisti concordano nel giudizio pienamente negativo sul merito della riforma.
 
Non è vero che la riforma garantisce la stabilità. Non è vero che la riforma riduce, se non misura irrisoria, i costi della politica. E’ vero, invece, che, anche per effetto della legge elettorale strettamente legata alla riforma, si affida al capo di un partito di minoranza il potere di nominare la maggioranza del Parlamento e, quindi, di eleggere il Presidente della Repubblica e di controllare la Corte Costituzionale. Si altera in questo modo e irreversibilmente quell’equilibrio di poteri che è alla base dell’architettura costituzionale definita dai costituenti e che è elemento fondamentale di ogni vera democrazia. Si deve ricordare che questo disegno cesaristico avrebbe come inquietante corollario una riforma Rai che già mette nelle mani del presidente del consiglio tutta l’informazione pubblica.
 
Ulteriormente e in modo non reversibile, la “deforma” Costituzionale di Renzi riesce a scontentare, contemporaneamente, sia i detrattori del centralismo che i suoi sostenitori. I primi non possono non rilevare le definitorie e definitive competenze che lo stato centrale si arrogherà su temi strategici per la nazione; gli altri deprecano l’istituzione del costoso e litigioso Senato delle regioni: Nel merito una grande assemblea condominiale permanente con competenze esclusive su tutti i più importanti aspetti del vivere quotidiano.
 
Liberali, repubblicani e socialisti ritengono che la Carta Costituzionale anche sulla base dell’esperienza di settant’anni debba e possa essere modificata per meglio adeguarla alle esigenze di funzionalità che si rendono necessarie e anche per dare maggiore corpo  ai principi di laicità e di salvaguardia dei diritti individuali, che l'evoluzione civile e morale del paese ha consolidato. Ma il processo di riscrittura della Costituzione deve avvenire attraverso il coinvolgimento della rappresentanza proporzionale di tutti i cittadini e quindi attraverso la convocazione di una nuova Assemblea Costituente.
 
Per questi motivi i tre Comitati per il NO, liberali, repubblicani e socialisti, hanno deciso di costituire un proprio organismo di coordinamento e di concordare iniziative comuni sia a sostegno della campagna per il NO sia per promuovere nei prossimi mesi mobilitazione generale per la convocazione di un’Assemblea Costituente
 
Roma 26 settembre 2016


 

venerdì 23 settembre 2016

22 settembre, Lidia Menapace: perché e come sostenere le ragioni del NO

NB: per ingrandire le immagini cliccarci sopra. Altre foto dell'evento sono disponibili QUI

Lidia Menapace, 92 anni, già partigiana, femminista, pacifista, docente universitaria, scrittrice, Senatrice, che il 10 dicembre dell'anno scorso aveva aperto con noi la campagna referendaria ( Locandina,  foto ),



è stata l'anima di un incontro che abbiamo organizzato ieri, 22 settembre, nell'aula grande del centro universitario Niccolò Cusano,


per chiedere a tutti i nostri aderenti e simpatizzanti un aiuto fattivo nell'attività che riteniamo nostro dovere civile, da oggi al giorno del referendum sulla riforma della Costituzione: esporre agli elettori, con banchetti, manifesti, volantini, minicomizi volanti ed ogni altro mezzo che ci verrà in mente, le ragioni del NO a una riforma-truffa.


Hanno partecipato un'ottantina di persone (posti a sedere esauriti) di tutte le età: anche giovani non disposti a rottamare il passato, la memoria storica e l'esperienza vissuta.



Lidia le ha trascinate con una lezione magistrale di quasi un'ora, in cui ha analizzato lucidamente la situazione economico/politica - mondiale, e in particolare italiana - risalendo alla filosofia del tornaconto personale, il "particulare", di Guicciardini, che oggi rivive in una recrudescenza dell'attenzione ai soli propri orticelli, del "Franza o Spagna purché se magna"; filosofia che è stata superata in Italia da due soli (o poco più) movimenti di popolo: i Garibaldini e la Resistenza. 

Nella Resistenza persone di orientamento politico diverso - Cattolici, Comunisti e Socialisti, Laici Liberali, e persino Monarchici - hanno combattuto insieme per un obbiettivo comune, la Liberazione.

Alla Resistenza, ha tenuto a precisare, non hanno partecipato eroi temerari, ma persone normali, che vedevano i rischi, li temevano e cercavano di sopravvivere facendo Resistenza come parte della vita quotidiana: mettendo ad esempio insieme, nel cestino della bicicletta, materiale di propaganda, un pollo da portare a casa - bisognava pur mangiare - e le ponderose Tuscolane di Cicerone, il cui studio avrebbe giustificato l'ora tarda ai posti di blocco che bisognava affrontare - perché voltarsi e fuggire avrebbe fruttato una pallottola nella schiena.


Questi rischi erano ben presenti anche alle donne che dopo l'8 settembre accolsero, rivestirono con abiti borghesi e nascosero i soldati in fuga - non si può parlare di semplice "maternage", ma di accettazione di un pericolo mortale. Di ripudio della guerra, come fecero le famiglie contadine russe che salvarono tanti soldati italiani - nemici! - dalla morte per gelo e fame. I popoli ripudiano sempre la guerra perché sanno che saranno sempre fra gli sconfitti, e questa volontà si ritrova nell'articolo 11 della nostra Costituzione, che fu scritto accettando un'imposizione dei vincitori - le Costituzioni dei Paesi sconfitti avrebbero dovuto includere un impegno alla pace non punitiva - ma portandola oltre, a un vero, volontario ripudio. Non sempre, purtroppo, rispettato.

Per analizzare la situazione di oggi non bisogna fermarsi all'apparenza. Perché sta succedendo? Perché un Governo (Calamandrei voleva  che il Governo stesse fuori dall'aula mentre la Costituente discuteva) si permette di fare scempio della Costituzione? Evidentemente avverte che la vigilanza democratica è diminuita. Oggi non viviamo una delle tante vicende politiche: è in gioco la sovranità popolare stabilita dall'articolo 1, che non prevede deleghe. 

Occorre far capire anche a chi ha rinunciato alla vita democratica, non partecipando neppure più al voto, per disinteresse o sfiducia in tutti i candidati, che quando al mattino ci si guarda allo specchio dovremmo, tutti, non vergognarci di non aver tenuto pulita la Costituzione come facciamo per la nostra faccia.


Renato Kneipp, che ha introdotto la riunione a nome della CGIL, ha auspicato, dopo la recente adesione della CGIL nazionale al Comitato, un maggior impegno anche delle altre Organizzazioni aderenti, e un atteggiamento di maggior attenzione da parte della stampa e dei media.



Chi è intervenuto nel dibattito ha insistito sulla necessità di esporre le nostre ragioni stando insieme al popolo nei luoghi frequentati dal popolo, vie, piazze, mercati, parlando il linguaggio della vicina delle porta accanto, cercando di convincere non della bontà delle nostre -diverse!- idee politiche, ma del fatto che stiamo assistendo ad un abuso che va fermato. E lo faremo insieme ridendo, con allegria, pensando ad un futuro colorato - non di un solo colore.

Il nostro primo materiale propagandistico è una busta colorata contenente un dischetto di torba, semi di basilico, e le istruzioni per ottenere una piantina sempreverde come la nostra Costituzione, che abbiamo distribuito in anteprima ai convenuti.