La
via maestra
Il
documento in difesa della Costituzione firmato da Lorenza Carlassare,
Don Luigi Ciotti, Maurizio Landini, Stefano Rodotà, Gustavo
Zagrebelsky
1.
Di fronte
alle miserie, alle ambizioni personali e alle rivalità di gruppi
spacciate per affari di Stato, invitiamo i cittadini a non farsi
distrarre. Li invitiamo a interrogarsi sui grandi problemi della
nostra società e a riscoprire la politica e la sua bussola: la
Costituzione. La dignità delle persone, la giustizia sociale e la
solidarietà verso i deboli e gli emarginati, la legalità e
l’abolizione dei privilegi, l’equità nella distribuzione dei
pesi e dei sacrifici imposti dalla crisi economica, la speranza di
libertà, lavoro e cultura per le giovani generazioni, la giustizia e
la democrazia in Europa, la pace: questo sta nella Costituzione. La
difesa della Costituzione non è uno stanco richiamo a un testo
scritto tanti anni fa. Non è un assurdo atteggiamento conservatore,
superato dai tempi. Non abbiamo forse, oggi più che mai, nella vita
d’ogni giorno di tante persone, bisogno di dignità, legalità,
giustizia, libertà? Non abbiamo bisogno di politica orientata alla
Costituzione? Non abbiamo bisogno d’una profonda rigenerazione
bonificante nel nome dei principi e della partecipazione democratica
ch’essa sancisce?
Invece,
si è fatta strada, non per caso e non innocentemente, l’idea che
questa Costituzione sia superata; che essa impedisca l’ammodernamento
del nostro Paese; che i diritti individuali e collettivi siano un
freno allo sviluppo economico; che la solidarietà sia parola vuota;
che i drammi e la disperazione di individui e famiglie siano un
prezzo inevitabile da pagare; che la partecipazione politica e il
Parlamento siano ostacoli; che il governo debba essere solo
efficienza della politica economica al servizio degli investitori;
che la vera costituzione sia, dunque, un’altra: sia il Diktat dei
mercati al quale tutto il resto deve subordinarsi. In una parola: s’è
fatta strada l’idea che la democrazia abbia fatto il suo tempo e
che si sia ormai in un tempo post-democratico: il tempo della
sostituzione del governo della “tecnica” economico-finanziaria al
governo della “politica” democratica. Così, si spiegano le
“ineludibili riforme” - come sono state definite - , ineludibili
per passare da una costituzione all’altra.
La
difesa della Costituzione è dunque innanzitutto la promozione di
un’idea di società, divergente da quella di coloro che hanno
operato finora tacitamente per svuotarla e, ora, operano per
manometterla formalmente. È un impegno, al tempo stesso, culturale e
politico che richiede sia messa in chiaro la natura della posta in
gioco e che si riuniscano quante più forze è possibile raggiungere
e mobilitare. Non è la difesa d’un passato che non può ritornare,
ma un programma per un futuro da costruire in Italia e in Europa.
2.
Eppure,
per quanto si sia fatto per espungerla dal discorso politico
ufficiale, nel quale la si evocava solo per la volontà di cambiarla,
la Costituzione in questi anni è stata ben viva. Oggi, ci accorgiamo
dell’attualità di quell’articolo 1 della Costituzione che pone
il lavoro alla base, a fondamento della democrazia: un articolo a
lungo svalutato o sbeffeggiato come espressione di vuota ideologia.
Oggi, riscopriamo il valore dell’uguaglianza, come esigenza di
giustizia e forza di coesione sociale, secondo la proclamazione
dell’art. 3 della Costituzione: un articolo a lungo considerato
un’anticaglia e sostituito dall’elogio della disuguaglianza e
dell’illimitata competizione nella scala sociale. Oggi, la dignità
della persona e l’inviolabilità dei suoi diritti fondamentali,
proclamate dall’art. 2 della Costituzione, rappresentano la difesa
contro la mercificazione della vita degli esseri umani, secondo le
“naturali” leggi del mercato. Oggi, il dovere tributario e
l’equità fiscale, secondo il criterio della progressività alla
partecipazione alle spese pubbliche, proclamato dall’art. 53 della
Costituzione, si dimostra essere un caposaldo essenziale d’ogni
possibile legame di cittadinanza, dopo tanti anni di tolleranza, se
non addirittura di giustificazione ed elogio, dell’evasione
fiscale. Ecco, con qualche esempio, che cosa è l’idea di società
giusta che la Costituzione ci indica.
Negli
ultimi anni, la difesa di diritti essenziali, come quelli alla
gestione dei beni comuni, alla garanzia dei diritti sindacali, alla
protezione della maternità, all’autodeterminazione delle persone
nei momenti critici dell’esistenza, è avvenuta in nome della
Costituzione, più nelle aule dei tribunali che in quelle
parlamentari; più nelle mobilitazioni popolari che nelle iniziative
legislative e di governo. Anzi, possiamo costatare che la
Costituzione, quanto più la si è ignorata in alto, tanto più è
divenuta punto di riferimento di tante persone, movimenti,
associazioni nella società civile. Tra i più giovani, i discorsi di
politica suonano sempre più freddi; i discorsi di Costituzione,
sempre più caldi, come bene sanno coloro che frequentano le aule
scolastiche. Nel nome della Costituzione, ci si accorge che è
possibile parlare e intendersi politicamente in un senso più ampio,
più elevato e lungimirante di quanto non si faccia abitualmente nel
linguaggio della politica d’ogni giorno.
In
breve: mentre lo spazio pubblico ufficiale si perdeva in un gioco di
potere sempre più insensato e si svuotava di senso costituzionale,
ad esso è venuto affiancandosi uno spazio pubblico informale più
largo, occupato da forze spontanee. Strade e piazze hanno offerto
straordinarie opportunità d’incontro e di riconoscimento
reciproco. Devono continuare ad esserlo, perché lì la novità
politica ha assunto forza e capacità di comunicazione; lì si sono
superati, per qualche momento, l’isolamento e la solitudine; lì si
è immaginata una società diversa. Lì, la parola della Costituzione
è risuonata del tutto naturalmente.
3.
C’è
dunque una grande forza politica e civile, latente nella nostra
società. La sua caratteristica è stata, finora la sua dispersione
in tanti rivoli e momenti che non ha consentito di farsi valere come
avrebbe potuto, sulle politiche ufficiali. Si pone oggi con urgenza,
tanto maggiore quanto più procede il tentativo di cambiare la
Costituzione in senso meramente efficientistico-aziendalistico (il
presidenzialismo è la punta dell’iceberg!), l’esigenza di
raccogliere, coordinare e potenziare il bisogno e la volontà di
Costituzione che sono diffusi, consapevolmente e, spesso,
inconsapevolmente, nel nostro Paese, alle prese con la crisi politica
ed economica e con la devastazione sociale che ne consegue.
Anche
noi abbiamo le nostre “ineludibili riforme”. Ma, sono quelle che
servono per attuare la Costituzione, non per cambiarla.