Il motto del Comitato di
Trieste a difesa della Costituzione è
"La
costituzione va APPLICATA, non stravolta".
Per
questo invitiamo convintamente a votare, e votare 5 SÌ, ai
referendum dell'8 e 9 giugno.
Tutt'e
5 i referendum mirano infatti a ripristinare pezzi di legislazione
che sono stati modificati in senso contrario ai dettati
Costituzionali: se non nella lettera (che la Consulta non ha mai
giudicato), sicuramente nello spirito.
Lavoro
e lavoratori sono citati ampiamente nella Costituzione:
già all'Art. 1, "L’Italia
è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro."
Art.3: "È compito
della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e
sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei
cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione
politica, economica e sociale del Paese."
Art. 4: "La Repubblica
riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le
condizioni che rendano effettivo questo diritto."
Art. 35: "La
Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni.
Cura la formazione e l’elevazione professionale dei lavoratori."
Art. 36: "Il
lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità
e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a
sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa."
(E
in molti altri punti che non riguardano questi referendum.)
Gli
articoli, che i quattro referendum sul lavoro vogliono abrogare, sono
tutti peggiorativi delle condizioni e della dignità di chi lavora:
La
possibilità di essere licenziati illegittimamente senza che un
giudice possa ordinare il reintegro (referendum 1) o un indennizzo
congruo (referendum 2);
la
possibilità di vedersi rinnovare più e più volte un contratto a
termine anziché venir assunti, anche senza alcuna ragione oggettiva
che giustifichi il lavoro temporaneo (referendum 3);
la
possibilità di venire feriti o uccisi sul lavoro perché chi indice
una gara d'appalto può, SENZA ALCUNA RESPONSABILITÀ,
fissare condizioni che rendano impossibile l'esecuzione senza
rinunciare a misure inderogabili di sicurezza, si pensi ad esempio
alla manutenzione di strade e autostrade con auto e camion che
sfrecciano a pochi centimetri (referendum 4).
Per
quanto riguarda il referendum 5, l'articolo 3 garantisce "l’effettiva
partecipazione di tutti i lavoratori [NON DEI SOLI CITTADINI!]
all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
Cittadine o cittadini stranieri che si mantengono in Italia con il
loro lavoro e conoscono la lingua italiana abbastanza da poter
partecipare, hanno per questo diritto a chiedere, se lo desiderano,
la cittadinanza italiana. Il ragionevole tempo di residenza
necessario per poter presentare la domanda è, per la maggior parte
dei Paesi, di 5 anni, e lo era anche in Italia dal 1865 al 1992,
quando fu raddoppiato. Da allora si sono susseguite iniziative volte
a negare agli stranieri anche i diritti espressamente stabiliti nella
Costituzione, quali il diritto d'asilo (Art. 10, comma 3), e perfino
il diritto ad essere soccorsi in caso di naufragio (Art.10, comma 1),
con provvedimenti amministrativi non suscettibili di referendum.
Votare
SÌ al referendum 5 assume quindi un valore simbolico contro tutte le
azioni disumane perpetrate dagli ultimi governi contro i diritti
umani dei migranti.
Un'ultima
osservazione. Sono 30 anni che leggi elettorali
incostituzionali hanno massacrato la rappresentanza dei cittadini, in
favore di una "governabilità" intesa come potere assoluto
di chi riesce, di riffa o di raffa, a conquistare una maggioranza
parlamentare.
Questa
situazione fa percepire a tante cittadine e cittadini del tutto
inutile partecipare alle votazioni. I referendum rimangono l'unico
strumento col quale possiamo far sentire la nostra voce ottenendo un
risultato immediato. È necessario preservarli e facilitarne l'uso,
non svilirli.
La
disinvoltura con cui importanti Cariche dello Stato, elette grazie a
QUELLE leggi leggi elettorali, invitano a non andare a votare,
per far fallire i referendum di cui temono i risultati, dev'essere un
incentivo ad andare ai seggi per chi ha a cuore la Democrazia.
Al
mare andateci pure, ma DOPO aver votato cinque SÌ.