Lettera indirizzata al dott. Brovedani - in qualità di primo firmatario dell’appello di 863 operatori sanitari a lasciar sbarcare i naufraghi della Sea Watch - dal presidente del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga:
martedì 29 gennaio 2019 13.01
Gentile dottor Brovedani,
Le confesso che la Sua lettera del 26 gennaio scorso mi ha lasciato stupito sia per metodo che per merito.
Iniziando da quest’ultimo aspetto, tengo a precisarLe che, nella giornata di ieri, il procuratore reggente di Siracusa, dottor Fabio Scavone, ha sottolineato che il comandante della Sea Watch non ha sollecitato alcun intervento per emergenze mediche.
A smentire inoltre le sue dichiarazioni sull’asserita indifferenza del Governo, vorrei farLe notare che l’esecutivo, nonostante le premesse di cui sopra, non ha fatto mancare il proprio supporto per garantire l’assistenza sanitaria e umanitaria per gestire ogni criticità.
Relativamente alle regole internazionali di salvataggio in mare, osservo poi come alcune ipotesi sottolineino possibili inadempienze della Sea Watch, che avrebbe deliberatamente inteso dirigersi verso le coste italiane, ponendo a repentaglio la vita delle persone a bordo.
Quanto ai bambini sulla nave, allo stato attuale non ne risultano presenti, così come non vi è certezza sul numero di minori.
Passando al metodo, sono fermamente persuaso che ogni cittadino abbia il diritto di manifestare liberamente le proprie opinioni: un principio sacrosanto, su cui mi batterò sempre con convinzione.
Diverso è tuttavia il caso di chi utilizza la propria professione per alimentare scontri di carattere ideologico, collegando battaglie di parte al nome di istituzioni che dovrebbero rimanere distanti dai terreni di scontro politico. Accade così che l’Irccs Burlo Garofolo, eccellenza del Friuli Venezia Giulia e del Paese intero, salga alla ribalta per questioni lontane dalla sua mission, legate invece alla posizione personale di alcuni dipendenti del Sistema Sanitario Regionale.
Non stupisce dunque che, anziché inviarla in forma privata a me e al sindaco Dipiazza, la missiva sia giunta in copia a tutti i media. Certo però dispiace, perché tale azione esprime un’idea opposta alla mia sul ruolo di garanzia e terzietà delle istituzioni. La medesima terzietà che ho chiesto di mantenere ai molti medici che, ancora nella giornata odierna, non hanno mancato di farmi sentire la loro vicinanza, offrendosi addirittura di dissociarsi pubblicamente dalla Sua posizione.
In qualità di rappresentante di una comunità che mi ha dato un chiaro mandato, desidero infine chiarire che mai mi adopererò per favorire in modo diretto o indiretto la tratta di esseri umani e arricchire così la malavita organizzata, i trafficanti internazionali e addirittura, come testimoniano approfondite inchieste, il terrorismo internazionale.
Data dunque l’ovvia premessa che salvare vite è obiettivo comune a tutti, ritengo che sottolineare la correlazione tra la drastica diminuzione delle partenze dal Nord Africa e il calo delle morti in mare sia non solo opportuno, ma costituisca un punto di merito di questo esecutivo che dobbiamo rivendicare con forza.
Ed è su questo successo che vanno costruite le future azioni che concilino la tutela della legalità e la salvaguardia dei diritti degli individui.
Certo di aver chiarito la mia posizione, La saluto cordialmente.
Massimiliano Fedriga
La risposta di Pierpaolo Brovedani:
3 febbraio 2019 alle 22.14
Egregio Presidente Fedriga,
rispondo ora alla sua lettera dopo alcuni giorni di intenso lavoro diurno in terapia intensiva e notturno a domicilio per far fronte alle numerosissime adesioni pervenutemi. Ho voluto visionarle personalmente una ad una, per verificarne per quanto possibile l’attendibilita, scartando quelle di studenti e non operatori sanitari. Ne ho “certificate” 834, anche se ora superano ampiamente le 850 in quanto continuano ancora ad arrivare.
Mi consenta di sintetizzare brevemente la mia replica.
1. Non ritengo di aver commesso alcuna scorrettezza di metodo. Il mio era un appello di un gruppo di professionisti ad alcuni amministratori pubblici (sindaco, presidente regionale, presidente del consiglio) quindi appare singolare la richiesta di invio in forma privata. Mi sono inoltre premurato di usare la mia mail privata (come faccio ora) per inviare a Lei, al Sindaco e al Presidente del Consiglio l’appello nella giornata di sabato scorso 26 gennaio. Ovviamente anche il recapito per le adesioni era la mia mail privata. Non ho quindi coinvolto minimamente il mio Istituto, che infatti non ha ritenuto di fare alcuna osservazione nei miei confronti. Così hanno fatto tutti i miei colleghi firmatari.
2. Ritengo quindi non appropriato che la Sua risposta sia stata indirizzata sulla mia mail di lavoro, che infatti ho consultato tardivamente. Ritengo inoltre poco elegante che la sua replica sia stata esternata su Facebook, con la conseguente scomposta serie di commenti dei followers, cosa che non si addice, usando le Sue stesse parole, al “ruolo di garanzia e terzieta’delle istituzioni”. Purtroppo l’uso dei social come comunicazione ai cittadini è un malcostume ormai dilagante tra persone che ricoprono incarichi istituzionali, compresi i ministri del Governo.
3. La Sea Watch ha costituito un’emergenza sanitaria, ma su questo punto devo giustificarLa, in quanto privo di formazione sanitaria e quindi non a conoscenza del concetto di rischio clinico. La mancanza di servizi igienici può essere il fattore scatenante, anche in tempi rapidissimi, di epidemie incontrollabili. L’esposizione alle intemperie in soggetti deboli può favorire malattie respiratorie anche fatali. La reclusione in ambienti sovraffollati può determinare comportamenti incontrollabili e pericolosi a se stessi e alle persone. In definitiva, non si può aspettare l’evento tragico per definire l’emergenza sanitaria.
4. Per questo come medico non potevo assistere in silenzio a questa grave situazione. Me lo impone il mio codice etico e in particolare l’articolo 3 dello stesso, come giustamente ha sottolineato il collega Rocco, presidente dell’Ordine dei Medici di Udine. Di fronte ad una negligenza sanitaria, specie se commessa da organi istituzionali, ho sentito il dovere di dire la mia non solo come cittadino, ma anche e soprattutto come medico. Nessuna posizione quindi “di carattere ideologico” ne’ “battaglie di parte” come Lei afferma, ma solo indignazione di fronte all’indifferenza delle Istituzioni di fronte ad un dramma umano e sanitario.
5. Come pediatra il mio ambito di cure arriva fino ai 16 anni e anche oltre in particolari casi. Mi rattrista molto che abbia negato affrettatamente la presenza di minori , forse mal informato dai suoi collaboratori. Ora si scopre che i minori erano 17, molti dei quali con iniziali segni di sofferenza fisica e psichica. Negare può essere una reazione istintiva (nella vita coniugale come in politica) ma è gravissima se nasconde la verità, specie se le fake news partono da un organo istituzionale.
6. Come cittadino mi preoccupa molto il concetto di libertà di parola sotteso dalla sua lettera. Come cittadino posso esprimermi e come operatore sanitario no? E’ grave questa Sua affermazione e preoccupante l’idea di democrazia che ne consegue. I medici, gli insegnanti, i cantanti, i calciatori non possono dire la loro su fatti gravi come questi? Oppure solo lavorare e tacere? Posso spiegare il Suo tirare in ballo il Burlo Garofolo e il mio status di dipendente del Servizio Sanitario Regionale ( di cui, in ultima istanza, Lei è il mio datore di lavoro) solo come un tentativo autoritario (viste la Sua e la mia posizione) di ridurre al silenzio tutti i dipendenti pubblici. Be’ almeno in 850 non siamo d’accordo e non lo saremo mai.
7. A vicenda chiusa, si può dire che non ci è caduto il cielo sulla testa e nessun cittadino italiano è stato danneggiato, ne’, per tranquillizzare il suo portavoce Roberti, non è stato speso neanche un centesimo dalla nostra Regione. La Procura ha concluso che la Sea Watch ha agito correttamente come il codice del mare impone in caso di soccorso. Se trafficanti ci sono stati, non sono loro a quanto pare. Le istituzioni italiane invece hanno cinicamente tenuto bloccati 47 disgraziati a poche miglia dalla costa come ostaggi per uno scambio politico e qualche vantaggio elettorale. Non è stato un bel vedere e non fa onore alle istituzioni che, per il principio ideologico del respingimento ad ogni costo, hanno dimostrato mancanza di buon senso e umanità.
Distinti saluti
dott. Pierpaolo Brovedani