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mercoledì 17 luglio 2024

Sabato 20 luglio FIRMA DAY - FIRMA, DÈI!

"Firma, dei!", giornata di democrazia partecipativa sabato 20 luglio


Consentire ai cittadini di trovare in un unico luogo tutti i banchetti per sottoscrivere le proposte di referendum abrogativo, le leggi di iniziativa popolare e le petizioni.


E' questo lo spirito del "Firma, dei!", l'iniziativa organizzata congiuntamente da Movimento 5 Stelle, CGIL, Adesso Trieste e Comitato a Difesa della Costituzione, che si svolgerà a Trieste sabato 20 luglio dalle 10 fino a tardo pomeriggio in largo Don Bonifacio (inizio Viale XX Settembre).

Durante questa giornata di democrazia partecipativa sarà infatti possibile firmare a sostegno della legge di iniziativa popolare sul salario minimo, per il referendum che vuole abrogare le parti incostituzionali della legge elettorale Rosatellum e per il referendum contro l’autonomia differenziata. Saranno inoltre disponibili per la sottoscrizione altre petizioni su temi locali.


Movimento 5 Stelle Trieste
CGIL Trieste
Adesso Trieste
Comitato a Difesa della Costituzione

mercoledì 3 luglio 2024

Referendum Besostri per modificare il Rosatellum: come e dove firmare

Fino a settembre è possibile firmare per i referendum scritti da Besostri:

- Abolizione del voto congiunto obbligatorio
- Abolizione delle soglie di sbarramento
- Abolizione di ogni privilegio nella raccolta delle firme per la presentazione dei candidati
- Abolizione delle pluricandidature 
 

E' possibile firmare in tre modi:

1) ai banchetti in città. Ne stiamo predisponendo parecchi e li comunichiamo in anticipo, per quanto possibile. Ma non tutti i cittadini passano da quelle parti mentre sono attivi, per cui si può ricorrere alle altre due opzioni:

2) in rete, contribuendo con 1,90 euro per le spese, con carta di credito o anche bancomat. Qui istruzioni dettagliate: https://www.iovoglioscegliere.it/prima-di-firmare

 3) presso il proprio Comune. TUTTI gli 8.000 Comuni italiani hanno ricevuto via PEC i moduli da vidimare e mettere a disposizione dei cittadini raccogliere le firme, ma ogni Comune lo fa in uffici e con orari diversi. Qui sotto gli orari per Udine, Gorizia, Pordenone e tutti i Comuni della provincia di Trieste. Per gli altri Comuni, istruzioni dettagliate qui: https://www.iovoglioscegliere.it/firmaaltuocomune


      Orari dei capoluoghi in Regione FVG:

Comune di Trieste
Ufficio Delibere - largo Granatieri 1, primo piano
Prendere appuntamento telefonando al 040 6751 4024/8503
Lun-Ven 9-12

Comune di Udine
Unità Operativa Elettorale
via Beato Odorico da Pordenone 1, primo piano
lun-ven 9-12; lun,gio 15:15-16:45
Telefono: 0432 127 2618 - 123 - 268 - 234
Email: ufficio.elettorale@comune.udine.it

Comune di Gorizia
Ufficio elettorale - piazza Municipio 1, piano terra
Contatti telefonici: 0481 383 247 – 0481 383 405
Lun, Mer, Ven 10-12; Lun, Mer 15:30-16:30

Comune di Pordenone
Ufficio Relazioni con il Pubblico - Piazzetta Calderari, 1 - Piano terra
dal lunedì al venerdì ore 9.30-12.30
Contatti telefonici: 0434 3922 45/84/88


      Orari degli altri Comuni in Provincia di Trieste

1.    Duino Aurisina    ab. 8.208 tel. 0402017111
Segreteria generale - Municipio, primo piano a sinistra
Da lun a Ven orario 9-12

2.    Monrupino    ab. 840 tel 040 327 335
Segreteria Generale - Municipio
Lun-Ven 9:12; Mar, Gio 15:30-17:30

3.    Muggia    ab. 12.839 tel.  040 336 0111
URP piazza Marconi 1 piano terra
Lun-Ven 8:30-12:30; Lun, Mer 14:30-17:00

4.    San Dorligo della Valle    ab. 5.682  tel. 040 83 29 111
Ufficio Anagrafe, Municipio, piano terra a destra
Lun 14:30-16:39; Mer, Gio 9-12

5.    Sgonico    ab. 1.983 tel. 040 229 101
Ufficio Elettorale
Mar, Ven 9-12; Mer 15:30-17

 


 

domenica 23 giugno 2024

Appello a firmare i Referendum Besostri

REFERENDUM BESOSTRI: mentre è in pieno svolgimento, da venerdì 15 giugno, la raccolta di firme su moduli cartacei, IL COMITATO PROMOTORE HA ATTIVATA LA RACCOLTA FIRME ON LINE. 


È ora possibile firmare i quattro referendum ideati da Felice Besostri con una procedura online, facendosi identificare con il proprio SPID o con la Carta d'Identità Elettronica, CIE.

Cosa serve avere pronto per firmare è spiegato qua:

https://www.iovoglioscegliere.it/prima-di-firmare

La procedura è un po' complessa, perché richiede anche il versamento di una piccola somma. Questo dovuto al fatto che lo Stato, per non favorire la democrazia diretta, non rispetta le sue stesse leggi.

Infatti la legge 30 dicembre 2020, n. 178, prevedeva l’entrata in funzione dal primo gennaio 2022 di una piattaforma pubblica (e gratuita) per raccogliere firme digitali sui referendum. Questo per rientrare nel rispetto degli obblighi internazionali, dopo l’intervento dell’ONU nel caso "Staderini/De Lucia vs Italy", che condannò l'Italia sulla base degli ostacoli irragionevoli alla raccolta delle firme nell’esercizio del diritto dei cittadini al referendum. 

Ma la piattaforma è stata messa online "in test" solo nel novembre 2022 e poco dopo è stata posta "in manutenzione" e lo è ancora oggi, dopo un anno e mezzo!

Siamo stati costretti quindi a ricorrere ad un servizio privato di certificazione firme, al costo di 1,90 euro per accesso. Per superare le necessarie 500.000 firme, avremmo dovuto pagare di tasca nostra oltre un milione di euro! Decisamente fuori della portata di un piccolo gruppo di comuni cittadine e cittadini di varia estrazione sociale, formazione culturale, orientamento politico che rivendica il nostro diritto costituzionale di scegliere col voto i nostri rappresentanti parlamentari.

Questo Stato, e questo Governo più degli altri, sono nemici della democrazia diretta. Superare le difficoltà tecniche per riuscire a contribuire con 2 euro, firmando, ad una raccolta che ne costerà più di un milione, è un modo concreto per dimostrare la propria opposizione a questo concetto proprietario dello Stato.


Diffondete per favore l'appello a firmare nei vostri ambiti, a tutti i vostri contatti, con blog, mailing list e pagine social: non aspettate di trovare nelle vostre città un banchetto che raccolga le firme su moduli cartacei: i banchetti costano molto, in termini di lavoro dei nostri volontari, tempo e difficoltà burocratiche, mentre la propaganda di questo appello via rete può avvantaggiarsi dell'"effetto valanga".

Firmate i quattro referendum antiRosatellum ideati da Felice Besostri sul sito del Comitato:

https://www.iovoglioscegliere.it/

versando i 2 euro richiesti e superando le difficoltà frapposte da uno Stato che continua a "violare il diritto di tutti i cittadini italiani di partecipare alla vita politica e al governo del Paese, senza ostacoli irragionevoli, attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare". 

Parola del Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, il 29 novembre 2019.



sabato 22 giugno 2024

ORA si possono firmare i "referendum Besostri" ONLINE

REFERENDUM BESOSTRI: mentre è in pieno svolgimento, da venerdì 15 giugno, la raccolta di firme su moduli cartacei, IL COMITATO PROMOTORE HA ATTIVATA LA RACCOLTA FIRME ON LINE.

È ora possibile firmare i quattro referendum ideati da Felice Besostri con una procedura online, facendosi identificare con il proprio SPID o con la Carta d'Identità Elettronica, CIE.

Su questo dobbiamo puntare moltissimo con un battage pubblicitario via rete: mailing list, blog, pagine Facebook, X, Instagram, e altri social. ORA si può: farlo quando la procedura non era ancora attiva sarebbe stato controproducente.

L'appello da far girare è QUI

Il post su Facebook da condividere è QUI

Cosa serve avere pronto per firmare è spiegato qua:

https://www.iovoglioscegliere.it/prima-di-firmare

Click sull'immagine per ingrandirla

La procedura è un po' complessa, perché richiede anche il versamento di una piccola somma. Questo può essere d'ostacolo nella raccolta firme (soprattutto per le difficoltà tecniche di chi non è abituato a fare micropagamenti online), ma deve diventare invece un punto motivante. 

Infatti la legge 30 dicembre 2020, n. 178, prevedeva l’entrata in funzione dal primo gennaio 2022 di una piattaforma pubblica (e gratuita) per raccogliere firme digitali sui referendum. Questo per rientrare nel rispetto degli obblighi internazionali, dopo l’intervento dell’ONU nel caso "Staderini/De Lucia vs Italy", che condannò l'Italia sulla base degli ostacoli irragionevoli alla raccolta delle firme nell’esercizio del diritto dei cittadini al referendum. 

Ma la piattaforma è stata messa online "in test" solo nel novembre 2022 e poco dopo è stata posta "in manutenzione" e lo è ancora oggi, dopo un anno e mezzo!

Siamo stati costretti quindi a ricorrere ad un servizio privato di certificazione firme, al costo di 1,90 euro per accesso. Per superare le necessarie 500.000 firme, avremmo dovuto pagare di tasca nostra oltre un milione di euro! Decisamente fuori della portata di un piccolo gruppo di comuni cittadine e cittadini di varia estrazione sociale, formazione culturale, orientamento politico che rivendica il nostro diritto costituzionale di scegliere col voto i nostri rappresentanti parlamentari.

Questo Stato, e questo Governo più degli altri, sono nemici della democrazia diretta. Superare le difficoltà tecniche per riuscire a contribuire con 2 euro, firmando, ad una raccolta che ne costerà più di un milione, è un modo concreto per dimostrare la propria opposizione a questo concetto proprietario dello Stato.


Diffondete per favore l'appello a firmare nei vostri ambiti, a tutti i vostri contatti, con blog, mailing list e pagine social: non aspettate di trovare nelle vostre città un banchetto che raccolga le firme su moduli cartacei: i banchetti costano molto, in termini di lavoro dei nostri volontari, tempo e difficoltà burocratiche, mentre la propaganda di questo appello via rete può avvantaggiarsi dell'"effetto valanga"

Per l'"effetto valanga" bisogna tener presenti due cose:

1) l'effetto valanga può verificarsi o non verificarsi, dipende dal tasso di condivisione del messaggio, ma in entrambi i casi all'inizio è molto piccolo, quasi invisibile. Non bisogna scoraggiarsi se a breve i ritorni, in termini di firme ottenute, saranno scarsi: potranno aumentare moltissimo in una o due settimane.

2) l'effetto valanga è grandemente favorito dalle condivisioni a lunga distanza; senza di esse, si rischia che il messaggio raggiunga più e più volte sempre lo stesso gruppo di persone. Sulla rete, la distanza non è quella geografica, facilmente superabile, ma la distanza fra interessi. E' necessario raggiungere non solo le persone con cui abbiamo affinità di visione politica, ma anche di altri interessi comuni, sportivi, culinari, artistici eccetera. Per questo, sui social, è importante condividere i post sui propri profili personali, non solo su pagine o gruppi dedicati alla difesa della Costituzione.

 

Firmate i quattro referendum antiRosatellum ideati da Felice Besostri sul sito del Comitato:

https://www.iovoglioscegliere.it/

versando i 2 euro richiesti e superando le difficoltà frapposte da uno Stato che continua a "violare il diritto di tutti i cittadini italiani di partecipare alla vita politica e al governo del Paese, senza ostacoli irragionevoli, attraverso i referendum e le leggi di iniziativa popolare". 

Parola del Comitato dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, il 29 novembre 2019.



giovedì 6 giugno 2024

Perché i "referendum Besostri": chiara esposizione di Daniele Dovenna

 


Un anno fa, ritrovandoci qui per il 2 giugno, abbiamo parlato dei tentativi di dare un volto diverso a questa Repubblica, tentativi che hanno preso nuovo vigore con l'avvento del governo Meloni.

Ma che non sono il segno distintivo di questo governo di destra e nemmeno solo dei governi di destra.

 

Oggi questi tentativi, rispetto a un anno orsono, sono progrediti, vedono il traguardo di un' approvazione parlamentare e costituiscono quindi un pericolo ancora più incombente e attuale.

 

Ma esiste il macigno di un'altra, enorme, questione a cui gli schieramenti di centrodestra e centrosinistra hanno dato, negli ultimi vent'anni e più, una soluzione profondamente sbagliata, quella della rappresentanza politica e parlamentare e quindi delle leggi elettorali.

Leggi elettorali che sono state dichiarate parzialmente incostituzionali dalla Corte Costituzionale, grazie all'opera dell' avvocato Felice Besostri, recentemente scomparso, al quale va il nostro deferente ricordo, che ha curato innumerevoli ricorsi davanti ai tribunali ordinari e poi alla Corte Costituzionale.

Nel 2018 e nel 2022, alle elezioni di Camera e Senato abbiamo votato con la legge denominata Rosatellum. Una legge confezionata dal Partito Democratico e votata in Parlamento e che non ha tenuto conto dei rilievi della Corte Costituzionale, introducendo anzi ulteriori elementi di incostituzionalità, che i comitati creatisi a tutela della rappresentanza parlamentare e popolare, insieme all'avvocato Besostri hanno sollevato.

Con le dichiarazioni presentate ai seggi al momento del voto, con ricorsi fatti alle giunte per le elezioni di Camera e Senato, con ricorsi fatti a diversi Tribunali nel paese, affinchè rimettessero nuovamente davanti alla Corte Costituzionale la questione di costituzionalità su alcune parti del Rosatellum.


I tempi necessari perchè i Tribunali emettano le loro ordinanze sono lunghi e noi rischiamo di andare a votare, ancora una volta, con una legge incostituzionale. Anche qualora il governo Meloni giungesse a scadenza naturale, nel 2027.


Ma con l' ulteriore, incombente, pericolo, che anche qualora non dovesse passare la riforma costituzionale del cosiddetto “premierato”, cioè l'elezione diretta del Presidente del Consiglio, chiunque, e quindi anche questa destra, vinca le elezioni, grazie alla legge elettorale Rosatellum, potrebbe ottenere un premio di maggioranza, rispetto alla percentuale di voti ottenuta, ben oltre il 50% più 1 dei seggi, e giungere persino ai 2/3 dei seggi.

E quindi avere in Parlamento una maggioranza tale da poter imporre qualsiasi riforma costituzionale, qualsiasi Presidente della Repubblica, determinare in misura decisiva la composizione della Corte Costituzionale e del Consiglio Superiore della Magistratura.


Non è rimasto quindi a Besostri e agli altri giuristi e volontari militanti che lo hanno affiancato, che scegliere la via del referendum abrogativo, e quindi una proposta di eliminazione chirurgica degli aspetti più evidentemente incostituzionali del Rosatellum, in modo che risulti una legge, applicabile, ma purificata dei suoi aspetti incostituzionali.

Si è quindi costituito un comitato referendario che ha individuato quattro quesiti referendari sul Rosatellum:

 


  1. abolizione del voto congiunto tra quota proporzionale e uninominale, che fa si che l'elettore non possa votare per un candidato che riscuote la sua fiducia nell'uninominale e votare una lista di diverso orientamento politico nel proporzionale, facendo così venir meno il “voto libero” previsto dall'art. 48 della Costituzione;

  2. eliminazione delle soglie di accesso al Parlamento , 3% dei voti per le liste singole e 10% per le coalizioni, che fanno si che centinaia di migliaia e,potenzialmente, milioni di elettori, non trovino affermata in una rappresentanza parlamentare, la loro volontà politico elettorale, facendo venir meno l'altra previsione dell'art. 48, il “voto eguale”;

  3. eliminazione dell'esenzione dalla raccolta di firme per presentarsi alle elezioni, per i partiti già presenti in Parlamento, vera condizione discriminatoria tra partiti e quindi, indirettamente, tra elettori;

  4. eliminazione della possibilità di candidarsi in più collegi, vera esplicitazione del comando delle segreterie dei partiti, nella definizione delle candidature, in presenza di liste che sono bloccate cioè dell'impossibilità per l'elettore di esprimere preferenze.

 

Alla raccolta di firme per i quesiti abrogativi così descritti, se ne affiancherà una per una legge di iniziativa popolare, che ripristini l'opportunità per l'elettore di esprimere delle preferenze, consentendogli di scegliere i candidati che riscuotono il suo consenso, affermando così, ancora una volta il principio del “voto libero”.

venerdì 17 maggio 2024

Comunicato stampa della Presidente del Comitato Promotore dei Referendum Besostri

 


AGI0514 3 POL 0 R01 /

Legge elettorale: Trenta (Corera), segnali su criticita' democratica = (AGI) - Roma, 17 mag. -

"La decisione della Corte Europea dei Diritti Umani di dichiarare ammissibile, peraltro con una rapidita' inusuale, il ricorso promosso contro la legge elettorale italiana, e' un ulteriore conferma della criticita' democratica del 'Rosatellum'.

Dopo gli innumerevoli ricorsi, istanze, petizioni, promosse dal compianto Felice Besostri, insieme ad altri giuristi, nessuna delle quali ha ottenuto neanche un cenno di risposta dalle istituzioni, il Comitato referendario per la rappresentanza (Corera) ha depositato in Cassazione le firme per quattro quesiti referendari per modificare l'attuale legge elettorale al fine di consentire, nei limiti dello strumento referendario, di promuovere la vera partecipazione dei cittadini, riconsegnando loro la possibilita' di scegliere i propri rappresentanti.

La Corte di Strasburgo recepisce un motivo di ricorso che e' esattamente uno dei quesiti oggetto di richiesta di referendum, vale a dire l'abrogazione del voto congiunto obbligatorio tra collegio uninominale e collegio plurinominale.

Tale condizione di voto lede gravemente la liberta' di scelta dell'elettore e rende il voto diseguale. Infatti, il candidato eletto nel collegio uninominale rappresenta un regalo dato alla lista o coalizione di liste che nel collegio plurinominale prende piu' voti. Ci auguriamo che la sicurezza espressa da Palazzo Chigi in queste ore sulla 'infondatezza' del ricorso verra' smentita dal suo iter".

Lo afferma Elisabetta Trenta, presidente del Corera, che ha depositato in Cassazione quattro quesiti referendari contro il Rosatellum. Il Comitato, che vede la presenza di Giorgio Benvenuto come presidente d'onore, oltre a Sergio Bagnasco, Raffaele Bonanni, Vincenzo Palumbo, da qualche giorno ha ricevuto l'adesione anche di Marco Cappato.

(AGI)com/Ser 171627 MAG 24

martedì 14 maggio 2024

Liliana Segre: ricordo di Besostri e forte e netta bocciatura del disegno di legge Casellati sull'elezione diretta del PdC

 Ecco cosa ha detto la Senatrice Segre nell'udienza di oggi, 14 maggio 2024:


Foto tratta da La Repubblica

Signor Presidente, Care Colleghe, Cari Colleghi, continuo a ritenere che riformare la Costituzione non sia una vera necessità del nostro Paese. E le drastiche bocciature che gli elettori espressero nei referendum costituzionali del 2006 e del 2016 lasciano supporre che il mio convincimento non sia poi così singolare.

Continuo anche a ritenere che occorrerebbe impegnarsi per attuare la Costituzione esistente. E innanzitutto per rispettarla. Confesso, ad esempio, che mi stupisce che gli eletti dal popolo – di ogni colore – non reagiscano al sistematico e inveterato abuso della potestà legislativa da parte dei Governi, in casi che non hanno nulla di straordinariamente necessario e urgente.

Ed a maggior ragione mi colpisce il fatto che oggi, di fronte alla palese mortificazione del potere legislativo, si proponga invece di riformare la Carta per rafforzare il già debordante potere esecutivo.

In ogni caso, se proprio si vuole riformare, occorre farlo con estrema attenzione. Il legislatore che si fa costituente è chiamato a cimentarsi in un’impresa ardua: elevarsi, librarsi al di sopra di tutto ciò che – per usare le parole del Leopardi – “dall’ultimo orizzonte il guardo esclude”. Sollevarsi dunque idealmente tanto in alto da perdere di vista l’equilibrio politico dell’oggi, le convenienze, le discipline di partito, tutto ciò che sta nella realtà contingente, per tentare di scrutare quell’ “Infinito” nel quale devono collocarsi le Costituzioni. Solo da quest’altezza si potrà vedere come meglio garantire una convivenza libera e sicura ai cittadini di domani, anche in scenari ignoti e imprevedibili.

Dunque occorrono, non prove di forza o sperimentazioni temerarie, ma generosità, lungimiranza, grande cultura costituzionale e rispetto scrupoloso del principio di precauzione. Non dubito delle buone intenzioni dell’amica Elisabetta Casellati, alla quale posso solo esprimere gratitudine per la vicinanza che mi ha sempre dimostrato. Poiché però, a mio giudizio, il disegno di riforma costituzionale proposto dal governopresenta vari aspetti allarmanti, non posso e non voglio tacere.

Il tentativo di forzare un sistema di democrazia parlamentare introducendo l’elezione diretta del capo del governo, che è tipica dei sistemi presidenziali, comporta, a mio avviso, due rischi opposti.

Il primo è quello di produrre una stabilità fittizia, nella quale un presidente del consiglio cementato dall’elezione diretta deve convivere con un parlamento riottoso, in un clima di conflittualità istituzionale senza uscita. Il secondo è il rischio di produrre un’abnorme lesione della rappresentatività del parlamento, ove si pretenda di creare a qualunque costo una maggioranza al servizio del Presidente eletto, attraverso artifici maggioritari tali da stravolgere al di là di ogni ragionevolezza le libere scelte del corpo elettorale.

La proposta governativa è tale da non scongiurare il primo rischio (penso a coalizioni eterogenee messe insieme pur di prevalere) e da esporci con altissima probabilità al secondo. Infatti, l’inedito inserimento in Costituzione della prescrizione di una legge elettorale che deve tassativamente garantire, sempre, mediante un premio, una maggioranza dei seggi a sostegno del capo del governo, fa sì che nessuna legge ordinaria potrà mai prevedere una soglia minima al di sotto della quale il premio non venga assegnato.

Paradossalmente, con una simile previsione la legge Acerbo del 1923 sarebbe risultata incostituzionale perché troppo democratica, visto che l’attribuzione del premio non scattava qualora nessuno avesse raggiunto la soglia del 25%. Trattando questa materia è inevitabile ricordare l’Avvocato Felice Besostri, scomparso all’inizio di quest’anno, che fece della difesa del diritto degli elettori di poter votare secondo Costituzione la battaglia della vita. Per ben due volte la Corte Costituzionale gli ha dato ragione, cassando prima il Porcellum e poi l’Italicum perché lesivi del principio dell’uguaglianza del voto, scolpito nell’art. 48 della Costituzione. E dunque, mi chiedo, come è possibile perseverare nell’errore, creando per la terza volta una legge elettorale destinata a produrre quella stessa “illimitata compressione della rappresentatività dell’assemblea parlamentare” ?

Ulteriore motivo di allarme è provocato dal drastico declassamento che la riforma produce a danno del Presidente della Repubblica. Il Capo dello Stato infatti non solo viene privato di alcune fondamentali prerogative, ma sarebbe fatalmente costretto a guardare dal basso in alto un Presidente del Consiglio forte di una diretta investitura popolare.

E la preoccupazione aumenta per il fatto che anche la carica di Presidente della Repubblica può rientrare nel bottino che il partito o la coalizione che vince le elezioni politiche ottiene, in un colpo solo, grazie al premio di maggioranza.

Anzi, è addirittura verosimile che, in caso di scadenza del settennato posteriore alla competizione elettorale, le coalizioni possano essere indotte a presentare un ticket, con il n° 1 candidato a fare il capo del governo ed il n° 2 candidato a insediarsi al Quirinale, avendo la certezza matematica che – sia pure dopo il sesto scrutinio (stando all’emendamento del Sen. Borghi) – la maggioranza avrà i numeri per conquistare successivamente anche il Colle più alto. Ciò significa che il partito o la coalizione vincente – che come si è visto potrebbe essere espressione di una porzione anche assai ridotta dell’elettorato (nel caso in cui competessero tre o quattro coalizioni, come è già avvenuto in un recente passato) – sarebbe in grado di conquistare in un unico appuntamento elettorale il Presidente del Consiglio e il governo, la maggioranza assoluta dei senatori e dei deputati, il Presidente della Repubblica e, di conseguenza, anche il controllo della Corte Costituzionale e degli altri organismi di garanzia. Il tutto sotto il dominio assoluto di un capo del governo dotato di fatto di un potere di vita e di morte sul Parlamento.

Nessun sistema presidenziale o semi-presidenziale consentirebbe una siffatta concentrazione del potere; anzi, l’autonomia del Parlamento in quei modelli è tutelata al massimo grado. Non è dunque possibile ravvisare nella deviazione dal programma elettorale della coalizione di governo – che proponeva il presidenzialismo – un gesto di buona volontà verso una più ampia condivisione. Al contrario, siamo di fronte ad uno stravolgimento ancora più profondo e che ci espone a pericoli ancora maggiori. Aggiungo che il motivo ispiratore di questa scelta avventurosa non è facilmente comprensibile, perché sia l’obiettivo di aumentare la stabilità dei governi sia quello di far eleggere direttamente l’esecutivo si potevano perseguire adottando strumenti e modelli ampiamente sperimentati nelle democrazie occidentali, che non ci esporrebbero a regressioni e squilibri paragonabili a quelli connessi al cosiddetto “premierato”. Non tutto può essere sacrificato in nome dello slogan “scegliete voi il capo del governo!” Anche le tribù della preistoria avevano un capo, ma solo le democrazie costituzionali hanno separazione dei poteri, controlli e bilanciamenti, cioè gli argini per evitare di ricadere in quelle autocrazie contro le quali tutte le Costituzioni sono nate.