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venerdì 5 ottobre 2018

Razzismo ieri. E oggi? 9 ottobre al Circolo della Stampa





Il tratto fondamentale dei fascismi è l’ESCLUSIONE. I fascisti escludono da ogni diritto chi non ha la loro stessa lingua, etnia, colore della pelle ed altri tratti somatici che chiamano "razza"; e chi si oppone all’esclusione.



Novant'anni fa, per la riforma Gentile, chiudevano le ultime classi delle 541 scuole slovene e croate (circa 80.000 studenti) presenti nella Venezia Giulia nel 1918.



Ottant'anni fa Mussolini annunciava in Piazza Unità i "provvedimenti per la difesa della razza". Uno di essi era già stato firmato dal re due settimane prima, ed "eliminava completamente dalla scuola fascista insegnanti ed alunni ebrei".

E oggi?



Oggi commemorare quei momenti bui è difficile, perché, dicono, "può accendere rancori, da una parte o dall'altra". Dalla parte dei perseguitati? O di chi si sente erede dei persecutori?

Oggi a una nave della nostra Guardia Costiera, la Diciotti, viene imposto di infliggere ulteriori sofferenze a dei naufraghi, ed esseri umani che chiedono aiuto vengono ingiuriati e derisi chiamandoli "naufraghi palestrati" e "profughi vacanzieri".

"Ho visto le parole d'odio trasformarsi in dittatura. E poi in sterminio." (Senatrice a vita Liliana Segre).

A Macerata, Vibo Valentia, Caserta, Napoli, Firenze, Forlì, Latina, cittadini ed ospiti di colore vengono fatti segno di colpi di pistola, alcuni dei quali mortali.

Movimenti neofascisti e neorazzisti alzano la testa, e organizzano convegni, manifestazioni di piazza, ronde e aggressioni, confidando nell'immunità.



Il Governo predispone un decreto anticostituzionale che criminalizza gli immigrati, nega le funzioni di accoglienza dei Comuni e trasforma tutto in "ordine pubblico"; anticostituzionale perché per loro prevede provvedimenti punitivi dopo un solo grado di giudizio, e fra le "punizioni" prevede la revoca della cittadinanza. 

"Se noi fossimo quel pubblico che 80 anni fa ha assistito in piazza Unità al discorso da brividi di Mussolini, come reagiremmo? Con entusiasmo e applausi, come allora, o con orrore?" Noemi Di Segni, presidente Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.

Riflettiamoci, perché la risposta non è scontata.

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